Il virus esisteva prima e continuerà a esistere dopo: leggi il contenuto della diretta di F. Camilletti

Il virus esisteva  prima e continuerà a esistere dopo: leggi il contenuto della diretta di F. Camilletti

Il virus esisteva prima e continuerà a esistere dopo: leggi il contenuto della diretta di F. Camilletti

Per chi ha perso la diretta del 9 aprile scorso…

 

Bio-Logicamente, il virus esisteva prima e continuerà a esistere dopo


Relatore: Fabrizio Camilletti

 

Estratto della diretta web del 9 aprile 2020

 

I virus esistono da sempre con l’uomo e lo hanno accompagnato nel corso della sua storia evolutiva.
Qual è il senso biologico della comparsa dei virus? Essi fanno parte del processo di evoluzione e di selezione (inteso non nel senso del “più forte sopravvive”, ma nel significato di “selezione della specie che cresce nella sua forza e nella sua capacità di adattarsi all’ambiente”.

I virus contribuiscono perciò alla nostra evoluzione. Fanno parte di noi, almeno per una parte. Altri sono presenti in noi e ci fanno visita ogni tanto, attivano reazioni fisiche, con sintomi come febbre, bronchite, infezioni di vario tipo e grado, varicella, morbillo, faringite, e tante altre. Sono ospiti più occasionali, con cui però abbiamo imparato a convivere.

Quindi, vi sono virus che fanno ormai parte di noi, altri che ci danno sintomi che sono gravi quando trovano un corpo debilitato, non forte. Anche l’influenza è un tipo di risposta a un virus, e può diventare pericolosa quando c’è qualcosa che non funziona nella persona.
Questi virus hanno comunque il compito di sempre, cioè, quello di portare una precisa informazione, uno stimolo che induca un adattamento all’ambiente.
Ai virus, biologicamente, va associato il processo di adattamento.
A quest’ultimo sono collegati tutti i nostri tessuti più esterni, quelli che hanno a che fare con la socialità, le relazioni interpersonali.
Quindi, i tessuti che rispondono al processo di adattamento sono quelli legati alla capacità comunicativa, a tutte quelle azioni inerenti la socializzazione.

Possiamo imbatterci in virus totalmente sconosciuti al nostro corpo, ma essi hanno le stesse caratteristiche informative di quelli noti al corpo, spingono, cioè, a un adattamento. Poiché il nostro corpo non li conosce ancora, non vi è quella che potremmo chiamare compatibilità tra virus e uomo.

Il virus di per sé non può vivere senza un corpo che lo ospiti, dà un’informazione al corpo e il corpo deve rispondere in qualche maniera mediante l’adattamento.
Esattamente la stessa cosa che siamo portati a fare quando entriamo in contatto con qualcuno che non conosciamo. Dopo esserci presentati dobbiamo mettere in campo la capacità di adattamento per entrare in un contatto che sia funzionale per tutti.

Il processo di adattamento al virus è lo stesso processo che ci permette di entrare in relazione con qualcuno. Utilizziamo processi emozionali già scritti nel nostro corpo, che si attivano grazie a un processo evolutivo avvenuto proprio grazie ad alcuni microorganismi che hanno messo in moto questa potenzialità.
Possiamo distinguere i Virus in:
Virus integrati, quelli che fanno ormai parte della nostra vita.
Virus con cui Con-viviamo, quelli con cui viviamo, che portano talvolta disagi piccoli o grandi o di cui non ci accorgiamo.
Virus che non Ri-conosciamo, legati al processo evolutivo stesso. È il caso di Covid 19. Che abbia un senso, questo è certo! Ma se porta ad un’elevata mortalità, ciò non va ignorato perché è qualcosa di reale.
Combatterlo, neanche! Sarebbe tanto poco funzionale come ignorarlo.

Si tratta di un processo biologico dove però dobbiamo fare attenzione a qualcosa di importante.
Innanzitutto, vediamo due parti fondamentali del nostro corpo:
– quella dei tessuti che rispondono maggiormente alle Relazioni Sociali, più propensi all’adattamento, che sono coinvolti nei processi di LOTTA, di UNIONE, di CREAZIONE e nella formazione dei legami affettivi.
Questa parte del corpo, possiamo dire, è habitat naturale dei virus, dal punto di vista emozionale.
Quando si parla di adattamento dobbiamo fare attenzione al fatto che non si tratti di un compromesso. Adattamento vuol dire rapportarsi con qualcuno o con l’esterno senza togliere nulla a sé stessi, come dire “mi adatto alla realtà che c’è senza togliere nulla al mio valore”.


– Altra parte del corpo è fatta di tessuti che hanno a che fare con il mantenimento dell’equilibrio interno, che sono più propensi all’assorbimento di ciò che è sano e all’espulsione di ciò che è tossico e si adoperano per una perfetta omeostasi del corpo.
Questa parte del corpo, possiamo dire, è Habitat naturale, dal punto di vista emozionale, di altri microorganismi.

Come far fronte alla realtà che stiamo vivendo? Come utilizzare il senso biologico di questa dura esperienza per un benessere più profondo per ritrovarsi rinnovati e più forti?
Sulla base quanto detto, “Cosa possiamo fare”?, deve diventare “fare ordine in noi”.

La situazione che stiamo vivendo, di questo virus che non riconosciamo è un processo biologico sensato utile per la nostra crescita ed evoluzione.
Non possiamo controllarlo ma solo gestirne l’emergenza.
Le notizie diffuse ci spingono a “combattere” questo processo naturale, il virus, ma questo non è possibile nel nostro quotidiano. Anche negli ospedali, i medici non lo stanno combattendo perché sarebbe una lotta contro la vita stessa, ma stanno rispondendo a un’emergenza che è della persona, per il fatto che il virus si è introdotto nel suo corpo trovandolo in un certo modo.

Nell’omeostasi c’è la nostra forza ed energia.

Questa parte di noi va vista come il terreno del giardino dove mettiamo le piante. Più è privo di inquinanti, fertile, ricco, più le piante diventeranno forti.
Le piante rappresentano l’aspetto della relazione, il contatto con l’esterno. La pianta prende nutrimento dal terreno e si esprime nella parte esterna. E, per far crescere la pianta rigogliosa, non basta un terreno sano, ci vuole anche un clima adatto.

La parte esterna della pianta dovrà adattarsi all’ambiente per crescere forte partendo dal presupposto che il terreno di base sia forte, pieno di nutrimento e privo di inquinanti.

È così, diviso in due parti, che dobbiamo vedere anche il nostro corpo.
Non si può combattere il virus, sarebbe come combattere le avversità climatiche, qualcosa che fa parte di un processo naturale.

Non è utile questo, mentre lo diventa fare in modo che il nostro terreno sia il più forte possibile perché il nostro corpo sia in grado di rispondere a un processo biologico sensato già previsto dalla natura stessa.
In pratica, fare ordine tra le varie situazioni che ci riguardano, farci domande su come viviamo, come:

che valore hanno per me le persone con cui passo il mio tempo? Questo perché se spreco il mio tempo, non do valore alle persone con cui vivo, non do valore nemmeno a me stesso. Di conseguenza, anche il mio terreno diventa più povero;
come uso il mio tempo, quanto mi ascolto, quanto ascolto chi è accanto a me, quanto mi prendo cura di me, quanto vivo velocemente la mia vita, quanto mi nutro di ciò che faccio…

Più che domande, tutte queste sono solo riflessioni.

Non ascoltarsi è non ascoltare ciò che il corpo vuole, cioè, non riconoscere ciò che è funzionale. Un processo biologico, questo, che siamo tenuti a fare quotidianamente. Il nostro corpo vuole il cambiamento ma allo stesso tempo lo vuole funzionale.

Per concludere, dovremmo analizzare nel piccolo ciò che viviamo nel grande, nel generale.
Ogni cambiamento, anche piccolo, porta con sé la paura del cambiamento, paura che è biologica, funzionale e indispensabile, perché ci fa essere attenti e ci fa comprendere se il cambiamento che siamo tenuti a fare è compatibile con noi.
La paura è funzionale quando diventa attenta osservatrice di ciò che facciamo.

In questi tempi, la paura è molto più grande di noi perché viviamo situazioni quasi incomprensibili.

Tuttavia, più siamo orientati verso il tentativo di mettere ordine nelle cose, più questa paura diventa sensata.

Più siamo nel disordine, più la paura del cambiamento diventa quasi impossibile da affrontare

Oggi noi abbiamo la sensazione di dover affrontare un nemico che esiste ma che non vediamo, che non possiamo combattere perché è invisibile.
Per questo, il nostro corpo è come se fosse sottoposto a uno stimolo continuo per via di questa paura.

La paura dell’ignoto ci fa vedere il futuro incerto e pericoloso. Anche qui, ciò che non conosciamo lo dobbiamo prima comprendere, ma più la nostra mente è cieca rispetto ad una paura più grande della realtà più non riusciremo a trovare delle soluzioni.

E non solo: la paura diventa quasi terrore, che porta il nostro corpo a stare sempre in allarme, come se si dovesse difendere continuamente, pronto una qualche aggressione per cui deve trovare una risposta immediata.
Tutto questo ci porta tossicità, nel senso che ci intossichiamo attraverso la nostra incapacità a rilassarci. È, infatti, proprio nello stato di quiete che il corpo butta via ciò che non ci serve eliminando le tossicità.
La paura che ci blocca perché tutto è pericoloso ci intossica rendendoci deboli, come mangiare un cibo tossico, avariato.


Ma in Natura non c’è nulla che non abbia un senso biologico nel processo di evoluzione.

Per questo, fermarci ha il senso biologico di imparare a lasciare fuori dalla nostra vita tutto ciò che non ci appartiene e che non è UTILE [ndr: ai fini del benessere], guardarci intorno e dare un valore diverso alle cose, Questo è importante capire!
Prendersi del tempo per vedere ciò che andrebbe “eliminato” dalla nostra vita, qualcosa che ci appartiene ma che non ci fa star bene.

È il momento buono per non avere dentro rancori…
Questo è un AGIRE, prendere consapevolezza nella nostra realtà individuale, attuare quei cambiamenti che rendono il nostro corpo più forte e sano.

Ma questo vale per questo momento che viviamo e per sempre.

Anche in altre situazioni siamo spinti al cambiamento ma spesso decidiamo di rimandare, con conseguenze piccole o grandi.

Ma ora non possiamo permetterci di non accettarlo perché c’è un nuovo ospite che sta prendendo posto dentro di noi che anche in futuro darà stimoli ai nostri tessuti per farci cambiare qualcosa, nel naturale processo di “selezione”, per eliminare ciò che non ci è utile, per farci diventare semplicemente più forti.

Prendiamo l’albero come esempio. Il ramo secco, diventato ormai inutile, malato va eliminato perché sottrae energia a tutto l’albero e non gli consente di vivere sano.

Noi assumiamo sostanze, energia per nutrire una parte malata. Questo ci indebolisce perché togliamo nutrimento a noi stessi, diventiamo più vulnerabili, e quindi, più attaccabili dall’esterno perché la nostra capacità di adattamento è limitata.

Ciò mette in pericolo noi e la nostra specie e il corpo manifesta sintomi importanti.

Non possiamo combattere un processo evolutivo ma solo comprenderlo e utilizzarlo per fare in modo che il nostro corpo possa entrare in contatto con il virus nel modo più sicuro possibile.

Nessuna garanzia, solo prevenzione poiché il nostro corpo è già in grado di difendersi.
Infatti, se l’uomo è stato in grado di sopravvivere ed evolversi nelle situazioni più pericolose, è perché la sua capacità di adattamento è consistente ed è possibile.

L’inquinamento, il cibo non sano, sono importanti ma anche – vanno aggiunti – i legami che non funzionano.

Tutto questo incide sul nostro stato di base, sul nostro equilibrio ma non possiamo considerarli come cause.
Invece, dobbiamo fare in modo che dentro di noi ci sia ordine, per cui, quando mangiamo sano stiamo rafforzando il nostro terreno per affrontare meglio ciò che l’ambiente ci offre. Ma quando cerchiamo la responsabilità di tutto quello che viviamo al fuori di noi come se fosse di qualcun altro, non facciamo altro che ostacolare quel processo che permette alla vita stessa di manifestarsi.

Dobbiamo fare in modo che dentro di noi ci sia ordine in base a come biologicamente ed emozionalmente siamo predisposti utilizzando il nostro potenziale ed entrando sempre meno in situazioni pericolose attraverso un corpo sano e forte.

Questo serve oggi e servirà domani, quando si tratterà di ricostruire dopo un evento più grande di noi.
Dobbiamo fare in modo che il nostro corpo impari a prendere forza laddove realmente la può prendere.

Questo è il contributo della Medicina Biologica Emozionale nella direzione di utilizzare questa situazione critica, l’unica cosa che siamo in grado di fare per uscirne più forti, come previsto dal senso biologico di ogni cosa che viviamo.

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inizio: giugno 2020 – on line

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